Molto toccante e intensamente partecipata la Messa odierna per la Festa Della Scuola. Tantissime le persone collegate on line. Distanti ma unite nel cuore e nello spirito per la Festa di Maria Ausiliatrice. Ecco il testo dell’Omelia del Direttore, don Elio Cesari:
“In memoria di Giorgio e Mattia.
• Siamo al termine di un anno scolastico, per cui ringraziare.
• Un anno particolare, certamente, che ci cambierà, tutti. Non ci renderà migliori automaticamente, ma certamente diversi.
• Il tema e lo slogan della festa di quest’anno, che ci ha accompagnato durante l’anno scolastico: #ilBeneFattoBene, come via della santità.
• Siccome di lezioni “in digitale” ne avete già fatte tante, mi faccio aiutare da una storia, che forse è più facile…
C’era una volta, in una remota provincia d’oriente, un pittore che passava le giornate a cercare di ritrarre il visibile e l’invisibile. Il villaggio in cui viveva era sovente perduto nella nebbia. Il pittore si era proposto di ritrarre su grandi fogli di carta di riso i bellissimi panorami che circondavano il villaggio, ma che erano così spesso coperti da una spessa patina di bruma. La sua destrezza nel maneggiare il pennello era diventata tale che era capace di rappresentare laghi, rocce,
uccelli e montagne con un solo movimento del polso, rapido come la folgore. La sua leggenda cominciò ad essere mormorata di bocca in bocca, poi di villaggio in villaggio. La fama del pittore si sparse di regione in regione, oltrepassò il confine della provincia, finché giunse agli orecchi dell’Imperatore. Così un mattino, quest’ultimo, accompagnato dal figlio maggiore e da un gran numero di dignitari della corte, si presentò sulla soglia della casetta del pittore.
Il pittore, commosso da tanto onore, continuava a inchinarsi fino a terra davanti all’Imperatore. Costui alla fine dichiarò: «Ho sentito dire che sei il miglior pittore del mio impero, e io voglio esserne certo. Ti chiedo dì disegnare un cavallo. Il più bel cavallo del mondo, quello che nessun occhio ha
mai visto». «Bene, Sire», rispose umilmente l’artista. «Quanto tempo ti occorrerà?». «Dieci anni, Sire», rispose con la più grande naturalezza e semplicità il pittore. «Dieci anni, per dipingere un cavallo?». «Per dipingere un bel cavallo, Sire, fatto bene». «Benissimo. Aspetterò. Ritornerò qui esattamente fra dieci anni». L’Imperatore si allontanò con il suo seguito, e il nobile corteo sparì nella bruma. I dieci anni passarono. Il giorno fissato finalmente arrivò. L’Imperatore si presentò con il corteo dei suoi dignitari alla porta del pittore: «Sono venuto a prendere il mio cavallo. Dov’è?», disse. II pittore andò a prendere un grande foglio di carta di riso. Tutto bianco…
Sugli occhi dell’Imperatore e dei dignitari passò un lampo di stupore, di stizza e di disappunto. Ma non fecero a tempo a proferire parola. Il pittore si concentrò pochi secondi in silenzio, poi intinse con decisione il suo pennello nell’inchiostro. Subito dopo, sotto gli occhi di un Imperatore sbalordito, il pittore disegnò con rapidissimi movimenti della mano e pochi tratti di pennello un cavallo di una tale bellezza che il sovrano, commosso, non riuscì a trattenere una esclamazione di pura ammirazione. Il sovrano rimase un istante in silenzio, come catturato da tanta finezza espressiva. Tutto era perfetto: la sicurezza della linea, l’armonia delle forme, l’eleganza del movimento, la vivacità dell’occhio. Infine si girò verso il pittore: «Non ho mai visto un dipinto migliore di questo. E credo che non ne esisterà mai un altro uguale. Mi congratulo con te. Tua moglie e i tuoi figli potranno vivere felici: davanti a questi testimoni, io mi impegno a offrire loro un castello, un lago e delle foreste. Ma tu, mago del pennello, sei condannato a morte: ti farò tagliare la testa perché ti sei preso gioco di me, facendomi aspettare per dieci anni un disegno che hai fatto in pochi secondi».
II pittore, senza dire una parola, chinò la testa e si lasciò incatenare davanti alla famiglia in lacrime. Ma il figlio dell’Imperatore, principe di sangue reale, era molto curioso ed era entrato nel granaio della povera casa del pittore. Mentre l’uomo veniva portato via, gridò: «Padre, padre! Venite a vedere! Venite presto!». Dappertutto, nel granaio, per terra, attaccati ai muri, accatastati negli angoli, c’erano fogli, pezzi, brandelli di carta di riso, su cui erano disegnati migliaia, milioni di cavalli. Il pittore si era esercitato per dieci anni, giorno e notte, per offrire al suo Imperatore un’opera degna di lui, un’opera bella e fatta bene per il lungo esercizio di dieci anni.
• Ecco il senso profondo de #ilBeneFattoBene!
• #ilBeneFattoBene vissuto nella nostra Scuola anche in questi giorni:
– I docenti e i formatori non hanno guardato l’orario, di giorno e di notte, per esserci accanto a voi studenti, senza risparmiarsi;
– I genitori e le famiglie hanno donato fiducia reciprocamente contro ogni difficoltà, anche in vicende dolorose come la morte di qualche parente o amico;
– I tecnici e il personale di segreteria hanno continuato a lavorare per facilitare al massimo la Didattica a Distanza, cercando le soluzioni migliori e predisponendo la scuola a ri-accogliervi appena sarà possibile;
– Ciascun studente ha fatto il proprio dovere con senso di responsabilità e impegno costante, anche quando stare davanti ad uno schermo per tante ore costava assai.
• Questa è la via della santità!
• Questa è la strada della felicità piena, anche nelle condizioni più avverse.
Concludo con una bella testimonianza di Don Bosco, insieme ai suoi allievi:
“Di certo don Bosco amava le cose fatte bene, ma non fu mai perfezionista. Tollerava con bontà e pazienza le esuberanze giovanili dei suoi collaboratori, pago di scorgere in essi spirito di vera pietà, amore al lavoro, moralità a tutta prova. Nessuno più di lui era convinto che le cose non nascono né perfette né adulte; lo diventano solo col tempo. «Le opere di Dio – era sua massima – si compiono ordinariamente a poco a poco». E i fatti gli davano ragione. (…) Sempre ritenne più utile alla causa del Regno fare il bene anche «alla buona», anziché differirlo in vista di un futuro ipotetico «meglio». Anche con un limone di scarto si può ancora fare una limonata passabile. Con personalità non eccezionali il Santo sapeva fare miracoli” (P. Brocardo, Profondamente uomo – profondamente santo, LAS 1985, Capitolo IV, pp. 47-54)
Maria Ausiliatrice, di cui domani ricorre la festa, ci aiuti a compiere sempre #ilBeneFattoBene
E così essere felici. Per sempre.”